Una serata-evento con il regista premio Oscar, István Szabó

Data: 27 settembre
Ora: 17:30
Luogo:  Roma
Roma, Palazzo Falconieri - Via Giulia, 1

Martedì 27 settembre, alle ore 19.30 presso l’Accademia d’Ungheria in Roma è prevista una serata-evento con il noto regista ungherese, premio Oscar István Szabó. In programma la proiezione del film Mephisto (1981, in lingua originale con sottotitoli in italiano) seguita da un incontro con il regista, in presenza di  Fabio Meloni, coordinatore del Nuovo Cinema Aquila.

Ingresso gratuito.

Mephisto è tratto dall'omonimo romanzo di Klaus Mann, a sua volta ispirato alla figura dell'attore e regista teatrale e cinematografico Gustaf Gründgens, amico e poi cognato dello stesso Mann, che, a seguito dell'ascesa al potere dei nazisti, abbandonando i suoi giovanili ideali di sinistra, abbracciò opportunisticamente l'ideologia del neonato regime, in modo tale d'accattivarsene le simpatie e ricavarne dunque ragguardevoli vantaggi lavorativi, oltreché personali. Presentato in concorso alla 34ª edizione del Festival di Cannes (1981), vinse il premio per la miglior sceneggiatura e il Premio FIPRESCI. L'anno successivo, vinse il Premio Oscar per il miglior film straniero.

Riconoscimenti

  • 1982 - Premio Oscar -Miglior film straniero (Ungheria)
  • 1981 - Festival di Cannes -Miglior sceneggiatura a István Szabó
  • 1981- Premio FIPRESCI a István Szabó
  • 1981- Nomination Palma d'oro a István Szabó
  • 1982 - National Board of Review Awards -Miglior film straniero (Ungheria)
  • 1982 - David di Donatello - Miglior film straniero; Miglior attore straniero a Klaus Maria Brandauer
  • 1982 - Efebo d'oro

István Szabó

Nato a Budapest il 19 febbraio 1938, Szabó è stato tra i principali protagonisti della stagione di rinnovamento del cinemaungherese avviata negli anni Sessanta. Cresciuto sino quasi alla fine della guerra a Tatabánya, città mineraria dell’Ungheria nord-occidentale, Szabó frequenta le scuole a Budapest e, ottenuta la maturità, è ammesso alla Scuola Superiore di Teatro e Cinema. Qui segue i corsi del celebre direttore Félix Máriássy e realizza i suoi primi cortometraggi:A Hetedik napon /Il settimo giorno (1959), Plakátragasztó /Colla per poster (960),Variációk egy témara /Variazioni sul tema (1961),Te /Tu (1963) e Koncert/ Concerto (1963), suo film di diploma.

Insieme ai suoi compagni di corso, Szabó rifonda nel ’61 lo Studio Béla Balászó ed è in questo contesto che Szabó esordisce, a soli 26 anni, con Álmodozások kora/ L’età delle illusioni (1964), primo capitolo di una trilogia che, assieme ai successivi Apa /Il padre (1966) e Szerelmesfilm /Film d’amore (1970), rappresenta una biografia ideale della sua generazione. Sono tutti lavori che si segnalano sulla scena dei festival internazionali, così come i due lavori successivi:Tűzoltó utca 25 /Via dei pompieri n. 25. (1973), Gran Premio a Locarno ’74, e Budapesti mesék /Racconti di Budapest (1976), che è in concorso a Cannes ’77. Sono due film che compongono un dittico in cui Budapest diventa lo scenario simbolico di una visione che va sempre più incarnandosi nella realtà sociale e storica del suo paese. Anche il successivo Bizalon /Confidence (1979) segue lo stesso orientamento, raccontando il clima di diffidenza alla fine della guerra attraverso la convivenza forzata di una coppia di sconosciuti in un appartamento. Il film vale a Szabó il premio per la regia alla Berlinale e la candidatura all’Oscar, confermando il prestigio internazionale cui il regista è votato. Dopo una parentesi in Germania, dove firma Der grüne Vogel/L’uccello verde (1980), una storia d’amore al tempo della GuerraFredda, István Szabó inaugura infatti una nuova fase della sua carriera, caratterizzata da una riflessione sul rapporto tra la Storia el’individuo basata su tematiche legate alla responsabilità morale dell’uomo posto dinnanzi al potere. È in questo orizzonte che si muove Mephisto (1981), dramma della connivenza di un attore con il Nazismo nel nome dell’arte, basato sul romanzo di Klaus Mann: interpretato da un potente Klaus Maria Brandauer, il film vince a Cannes il premio per la sceneggiatura e conquista un Oscar per il Miglior Film Straniero che lo consacra a un grande successo internazionale. Sulla stessa linea produttiva e tematica si muovono anche Redl ezredes /Il colonnello Redl (1984), in cui il regista affida sempre a Brandauer la parabola di un ambizioso giovane ufficiale dell’esercito austro-ungarico, e Hanussein /La notte dei maghi (1988), in cui l’attore austriaco dà corpo alla vera storia di un chiaroveggente tedesco assurto a grande fama nella Germania nazista.

Ormai collocato in un contesto internazionale, Szabó inaugura gli anni ’90 con Meeting Venus/Tentazione di Venere (1991), in cui Glenn Close e Niels Arestrup sono al centro di una satira sul rapporto tra ambizione, arte e sentimenti basata sul tentativo di mettere in scena a Parigi un innovativo Tannhäuser. Nel successivo Édes Emma drága Böbe /Dolce Emma, cara Bobe (1991) il regista si sofferma invece sullo sbandamento seguito alla caduta del regime sovietico, raccontando la storia di due ragazze di campagna che tentano di sopravvivere nella nuova realtà. Anche i due film successivi dimostrano che il confronto con la Storia è la prospettiva privilegiata di Szabó: in Sunshine(1999) Ralph Fiennes racconta tre generazioni di una famiglia ebrea dall’impero austro-ungarico sino alla Seconda Guerra Mondiale; in Taking Side /A torto o a ragione (2001) viene ricostruito il processo che vide protagonista il celebre direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler, accusato di collusione col nazismo. Il contrasto tra le lusinghe del successo artistico e la sfera personale torna invece ad essere al centro di Being Julia /La diva Julia (2004), in cui Annette Bening dà vita alla storia di una primattrice londinese degli anni ’30 sulla via del declino. I film successivi segnano il ritorno di István Szabó in patria: Rokono/Relatives (2006) è una satira sociale dedicata a un giovane e onesto procuratore alle prese con la corruzione, Az Ajtó /The Door (2012) è un dramma ambientato negli anni ’60 sull’ambiguo rapporto tra una giovane scrittrice ungherese e la sua strana governante, mentre il recente Zárójelentés /Final Report (2020) ritrova Brandauer nel ruolo di un rinomato cardiologo che a fine carriera accetta di tornare come medico di base nel suo villaggio natale.