In memoria József Mindszenty

Data: 6 maggio - 9 maggio
Ora: 18:00
Luogo:  Accademia d'Ungheria in Roma - Pagina Facebook
Roma

46 anni fa venne a mancare venerabile József Mindszenty (1892-1975), cardinale, primate d’Ungheria. Noi lo ricordiamo con il documentario Il portone di piombo (2014), realizzato dal regista Gilberto Martinelli, al quale va un ringraziamento speciale per averci messo a disposizione questa sua bellissima opera.

PROIEZIONE FILM: 6 maggio 2021, ore 20.00 - 9 maggio 2021, ore 20.00 sulla nostra pagina Facebook

 

József Mindszenty (1892-1975)
Nacque a Mindszent, un villaggio della campagna ungherese, da János Pehm e da Borbála Kovács; nel 1914 cambiò cognome prendendolo dalla città natale. Studiò al seminario di Szombathely e fu ordinato presbitero il 12 giugno 1915. Dopo la prima guerra mondiale e il crollo dell'Impero asburgico, presero il potere in Ungheria i comunisti di Béla Kun. Nel 1919 Mindszenty, in quanto sacerdote, fu arrestato. Il 3 marzo 1944 fu nominato vescovo di Veszprém; venne consacrato il 25 marzo dello stesso anno nella cattedrale di Strigonio. Fra il 1944 e il 1945 fu nuovamente imprigionato, questa volta dai nazisti. Il 2 ottobre 1945 fu promosso arcivescovo di Esztergom e primate d'Ungheria.
Papa Pio XII lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 18 febbraio 1946. Il 22 febbraio dello stesso anno ricevette il titolo di Santo Stefano al Monte Celio.
Per la sua tenace opposizione al regime comunista, fu nuovamente incarcerato il 26 dicembre 1948 e dopo un processo-farsa venne condannato all'ergastolo l'anno successivo con l'accusa di cospirazione tesa a rovesciare il governo comunista ungherese. Liberato dopo otto anni di carcere durante la Rivoluzione del 1956, fece un discorso alla radio per dichiararsi a favore della rivoluzione e di Imre Nagy. Quando le truppe sovietiche intervennero in Ungheria, si rifugiò nell'Ambasciata statunitense di Budapest e vi restò sino al 1971. Mindszenty si oppose sempre alle trattative tra la Chiesa e i governi comunisti affinché apparisse chiaramente che la Chiesa subiva una dura repressione e che non avrebbe accettato compromessi.
Negli anni 60 la posizione della Santa Sede verso i regimi comunisti subì un mutamento, venne inaugurata una politica conciliante. Responsabile del dialogo con i Paesi del Blocco dell'Est fu il cardinale Agostino Casaroli. Mindszenty si oppose nettamente a questa politica. Incontrò più volte il cardinale Casaroli, che pur considerando l'atteggiamento di Mindszenty un pesante ostacolo per la riuscita della sua Ostpolitik, non poté non ammirare la grandezza morale, spirituale e la forza d'animo e sopportazione del cardinale ungherese. Per molti anni Mindszenty rifiutò l'invito del Vaticano a trovare riparo a Roma. Ma col tempo il cardinale era diventato un ospite scomodo anche per gli americani. Dopo varie trattative, nel 1971, con l'interessamento dell'allora presidente Nixon, lasciò l'Ambasciata USA e raggiunse la Santa Sede. Negli anni successivi Mindszenty ricevette grandi amarezze dalla politica vaticana. Scelse come residenza il collegio Pázmány di Vienna, un'antica istituzione ungherese. Dalla capitale austriaca effettuò numerosi viaggi presso le comunità ungheresi sparse nel mondo per far sentire la sua vicinanza e per descrivere la realtà del comunismo.
Morì il 6 maggio del 1975 per un arresto cardiaco susseguente ad un intervento chirurgico. Nel 1991 le sue ceneri vennero solennemente trasportate da Mariazell ad Esztergom, città ungherese nella quale fu arcivescovo, per essere tumulate nella cripta della Basilica.
Il 22 ottobre 1996 è stata avviata la causa di canonizzazione. Nel 2012 Mindszenty ha ottenuto la definitiva riabilitazione legale, morale e politica. La Procura generale ungherese ha così chiuso ufficialmente la revisione del processo-farsa subito nel 1949.
Il 12 febbraio 2019 Papa Francesco ha riconosciuto le virtù eroiche del cardinale Mindszenty e pertanto lo ha dichiarato venerabile.