Roma, Palazzo Falconieri - Via Giulia, 1
Giovedì 31 marzo, alle ore 19.00 presso il Piano Nobile del Palazzo Falconieri si terrà l’inaugurazione della mostra Illustrazioni e ricami per raccontare, a cura di Orsolya Csilléry (grafica), e Gyöngyi Bácsné Balla (artista del merletto e sarta di costumi tradizionali).
Ingresso libero con Super Green Pass e mascherina ffp2.
Illustrazioni e ricami
Le illustrazioni ed i ricami sono come una preghiera – dicevano gli antichi. Sono segni tracciati su carta, legno o vestiti tradizionali: una linea e un punto che ricordano un seme piantato nella terra che solo nelle nostre anime nasce e prende vita. L’incontro con Gyöngyi non è stato casuale: il lavoro creativo di entrambe si ispira al patrimonio popolare ungherese. Una fonte inesauribile, a cui chiunque può attingere per nutrire anima e spirito, secondo la propria vocazione. Il bambino piccolo con il suo cuore è ancora in grado di comprendere gli schemi che disegnano il modello dell’universo ed è intrinsecamente ricettivo al linguaggio simbolico delle fiabe popolari ungheresi. Le illustrazioni che affiancano le singole fiabe dunque non devono limitarsi alla mera raffigurazione, ma devono evocare il potere creativo delle favole stesse. L’immagine che vediamo e il modo in cui indossiamo un abito influenza il nostro pensiero. In che modo? Ciò dipende da noi artisti: siamo noi responsabili dell’oggetto su cui poniamo l’accento e che mettiamo davanti agli occhi dello spettatore. Allo spettatore viene fornita nel contempo l’opportunità di decifrare il messaggio della cultura popolare ungherese. L’essenza del nostro credo artistico è riprendere il filo caduto e divenire un mediatore della cultura antica, unire l’uomo con l’Onnipotente, sfruttando l’immenso potere dei pensieri condensati in simboli.
Il genere antico delle fiabe e delle poesie è come una sorta di medicina, una bussola per l’uomo, una risorsa naturale che racchiude in forma simbolica tutte le domande sull’esistenza e anche le risposte. Nelle fiabe trionfa il Bene e, durante il percorso che conduce al trionfo, ci insegna come controllare le nostre emozioni, le nostre paure. Nelle fiabe si cerca sempre di raggiungere un equilibrio tra i vari elementi, si cerca di aiutarci a trovare il nostro posto e la nostra vocazione nel mondo attraverso varie prove. Se potessimo tornare a sederci sotto il cielo stellato accanto al fuoco del pastore e ascoltare una fiaba narrata a braccio! Il narratore e l’ascoltatore, uno a fianco all’altro… beh, è un concetto superato da tempo. Anche da genitori, ci serviamo sempre di libri per raccontare delle favole, eppure quanto sarebbe emotivamente commovente per i bambini se le favole venissero narrate a braccio. Il flusso libero della fiaba ascoltata fluttua nell’immaginazione, e l’ideale sarebbe se tale flusso venisse accompagnato da immagini che affiancano il testo. Credo che l’illustrazione debba rivelare la verità interiore del racconto con mezzi visivi e sintonizzare lo spettatore su di essa. Le immagini esposte in mostra in parte provengono da fiabe popolari ungheresi, in parte da grafiche relative alle opere di poeti e scrittori ungheresi, tra cui le illustrazioni per i testi di Attila József, Sándor Kányádi e Albert Wass. (Orsolya Csilléry)
Orsolya Csilléry, grafica
Sono nata a Budapest, in una famiglia che appartiene alla borghesia e che è amante delle arti. Mi sono diplomata in grafica visiva all’Accademia di Arti figurative di Budapest e in stampa di libri d’arte presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, dove successivamente ho anche insegnato disegno e tecniche grafiche. Ho cominciato ad interessarmi alla comprensione dei sistemi segnici universali dell’arte già durante i miei studi. Come posso comunicare nel modo più comprensibile attraverso l’arte? Ho cercato di trasformare le mie osservazioni in analogie e di mettere i messaggi del cielo stellato al servizio dell’espressione pittorica. Con i miei paesaggi e le mie nature morte cerco di trovare una sintonia con lo spettatore. Un po’ come faceva l’autore delle pitture rupestri: egli sapeva che i suoi dipinti avevano un potere evocativo e che ogni pennellata era un indizio che avrebbe innescato una vibrazione indelebile nel mondo. Il mio credo artistico è riprendere il filo caduto e divenire un mediatore della cultura organica, unire l’uomo con l’Onnipotente, sfruttando l’immenso potere dei pensieri condensati in simboli.
Gyöngyi Bácsné Balla, artista del merletto, sarta di costumi tradizionali
Ricamo e cucio sin da bambina, tuttavia sono un’insegnante di geografia ed educazione fisica, laureata in economia e commercio. Da quando i miei figli sono diventati ballerini di danza popolare, realizzo costumi per spettacoli. Per fare ciò è stato indispensabile conoscere le linee e gli ornamenti sartoriali d’un tempo, per cui mi sono iscritta al corso di merletto della Casa delle Tradizioni, dopodiché ho sostenuto l’esame per l’insegnamento e nel 2018 ho conseguito il titolo di costumista popolare. Con le mie opere ho partecipato a diversi concorsi (Conferenza nazionale dei tessuti, Premio dell’artigianato ungherese, Fondazione per l’artigianato ungherese, concorso Komakendő-komatál) vincendo numerosi premi. Le mie opere sono già state sia in mostre nazionali che estere.
I costumi realizzati da Gyöngyi Bácsné Balla
I costumi esposti in mostra intendono presentare l’abbigliamento tipico dei contadini ungheresi della fine del XVIII sec. e dell’inizio del XIX sec. durante le festività. Gli ornamenti usati sui costumi sono simboli universali che le persone dell’epoca usavano consapevolmente per connettere corpo, anima e spirito con l’Universo. Tali simboli – in uso da millenni – hanno aiutato il popolo ungherese a mantenere uno stretto contatto con la natura e ad orientarsi nell’Universo. I simboli utilizzati nell’arte popolare ungherese dispongono di una sorta di energia condensata, rappresentano la conoscenza unificata, generata dai simboli della creazione del mondo. Agiscono come una calamita: attirano dall’Universo energie simili.