Roma, Palazzo Falconieri - Via Giulia, 1

Giovedì 12 giugno, alle ore 20.00 presso l’Accademia d’Ungheria in Roma si terrà il vernissage di ECHI ROMANI - Mostra annuale dei borsisti dell'Accademia d'Ungheria in Roma, a cura di Dr. Pál Németh.
Artisti espositori
- Barbara Gaál
- Dénes Fekete
- Dénes Kelemen
- Viktória Körösi
- Eszter Palik
- Péter Menassági
- Áron Szabó
- András Zalavári
L'esposizione ad ingresso libero, ed organizzata con il sostegno del Fondo Nazionale Ungherese, resterà aperta al pubblico fino al 28 agosto 2025.
La borsa di studio per artisti figurativi dell’Accademia d’Ungheria di Roma è l’eredità di una tradizione presente nella vita della stessa istituzione sin dal 1927, il cui periodo di massimo splendore è stato il movimento d’arte figurativa divenuto noto con il nome “Scuola Romana degli artisti ungheresi” (1928-1948). I borsisti dell’Accademia trascorrono un mese nella città eterna, durante il quale realizzano i progetti di lavoro creativo delineati nella domanda di partecipazione, raccolgono ispirazione e preparano le opere che successivamente verranno presentate al pubblico annualmente in una mostra dedicata, allestita presso la stessa Accademia. Quest’anno la mostra dei borsisti verrà inaugurata in data 12 giugno 2025, con il titolo "Echi Romani".
Barbara Gaál
È stata mia nonna a introdurmi nel mondo della cultura cristiana. Da bambina, è lei che mi ha insegnato a pregare. Vent’anni dopo, ho sposato il mio compagno nella stessa chiesa. Sedevamo nello stesso banco, di fronte alla stessa statua della Madonna. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Nulla era cambiato, tranne mia nonna: curva, silenziosa, accanto a me. Poco dopo, l’abbiamo perduta. E con lei, una parte profonda di me è svanita. Ho dovuto cercare un nuovo centro, una nuova vetta da raggiungere. Un luogo dove poter arrivare. Da sola.
Dénes Fekete
La mia serie Cosmati Transcript nasce dall’ispirazione suscitata dai pavimenti in pietra delle chiese romane. Attraverso queste opere, intendo rendere omaggio ai maestri del passato – in particolare alla famiglia Cosmati – che per generazioni hanno ornato gli edifici sacri.
Viktóra Körösi
Negli ultimi anni ho scelto di descrivere le mie opere con il titolo Tensione delicata, un’espressione che racchiude al meglio le qualità tattili e i processi tecnici da cui prendono forma. Utilizzando materiali morbidi e piatti, li sottopongo a trazione e compressione, generando oggetti che, pur nascendo dalla leggerezza, si impongono con una presenza solida e compatta. Le forme che emergono sono tracce visibili delle leggi interne della materia e del gesto che le plasma.
Eszter Palik
Roma è un luogo carico di emozioni, spiritualità e fisicità. Ovunque si avverte la presenza intensa di questa energia viva e pulsante. Allo stesso tempo, Roma è anche un grande freak show, una scena aperta che espone un caleidoscopio di emozioni umane. Mi connetto a questa città attraverso l’indagine delle mie stesse emozioni.
Péter Menassági
Di fronte all’inevitabilità della fine, ho imparato ad accogliere anche le zone d’ombra dell’esistenza – quei momenti silenziosi e spesso disagevoli che, nella loro essenzialità, rivelano verità profonde sulla natura effimera della vita. Trasformare questa consapevolezza in una forma di forza interiore ha aperto in me una nuova possibilità di orientamento esistenziale: una condizione fragile, ma autentica, che potrei esprimere con una sola parola, densa di significato e memoria: malinconia.
Áron Szabó
Essere un artista contemporaneo è come lasciarsi trasportare dalla corrente di un fiume: tutto scorre, tutto cambia, eppure si resta nel solco tracciato da chi ci ha preceduti.
András Zalavári
Le mie opere esplorano la complessità dei processi percettivi legati alla visione umana, concentrandosi in particolare su come la mente esperisce, costruisce, immagina e interpreta la struttura dello spazio.