Caffè letterario - settimo appuntamento

Data: 11 ottobre
Ora: 16:00
Luogo:  Accademia d'Ungheria in Roma - pagina Facebook
Roma
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l prossimo incontro programmato per lunedì 11 ottobre 2021, ore 18.00, verterà sul volume Dittico ungherese. Novelle di Margit Kaffa e Gyula Krúdy

Gli ospiti della serata saranno:

  • Katalin Mellace, redattore del volume
  • Aurelia Bianchi,  Luigi De Cupis, Cristiano Felice, Claudio Grappelli, Vittoria Mezzasoma, traduttori
  • Rappresentante del Vecchiarelli Editore

Margit Kaffka, scrittrice, posatrice ungherese (1880-1918)

Nata in una famiglia nobile, ma decaduta, dopo la morte del padre (avvenuta quando aveva sei anni) studiò presso le suore di carità di Szatmár e successivamente ottenne il diploma di maestra. Esercitò la sua attività di insegnante prima a Miskolc, poi a Budapest.
Iniziò la sua carriera letteraria scrivendo poesie e fece parte della corrente letteraria Nyugat /Occidente fin dalla sua fondazione, diventandone una delle più importanti esponenti. I contenuti presenti nelle sue opere le costarono l'allontanamento dalla nobiltà, ma godette di grande stima presso gli ambienti letterari ungheresi dell'epoca (tra i suoi estimatori vi fu anche il famoso poeta Endre Ady). Morì nel 1918, assieme al figlio, vittima dell'influenza spagnola.
Margit Kaffka fu la prima scrittrice in Ungheria che pose, al centro delle sue opere, i problemi della donna. Le protagoniste dei suoi racconti sono donne e ragazze desiderose di vivere in modo indipendente, libere dal dominio maschile che la società ungherese di inizio '900 esercitava ancora sulle donne. Nelle sue opere migliori comprese e giudicò allo stesso tempo i suoi protagonisti analizzandoli con obiettività. Il suo capolavoro è il romanzo Színek és évek / Colori e anni (1912) in cui la protagonista è una donna appartenente alla nobiltà terriera: il romanzo narra della sua vita, fino al matrimonio, e del fallimento del suo stile di vita. Quest'opera occupa un posto importante nel romanzo realista ungherese.
Nell’opera Mária évei / Destino di donna (1913) è tracciato il ritratto di una donna emancipata che la scarsa maturità dei tempi condanna allo scacco: si sentono echi del pensiero di Ady, notissimo poeta e pubblicista al quale la Kaffka fu legata da fraterna amicizia Pubblicato nel 1917, ma apparso già prima in forma più concisa su un periodico, nel 1914, Állomások / Stazioni o Tappe (1914) è la storia romanzata delle lotte letterarie della Kaffka, delle sue crisi di pioniera nel quadro dell’evoluzione letteraria. Del 1917 è anche l’ultimo romanzo, Hangyaboly / Il formicaio, ambientato in un convento femminile ungherese ai primi del Novecento, dove ferrea disciplina e conservatorismo estremo dominano incondizionatamente. Ma alla morte della madre superiora, le monache si dividono in due fazioni, la prima legata alla tradizione e alla continuità conservatrice e l’altra ispirata invece dall’anelito del rinnovamento. Da questo romanzo è stato tratto nel 1971 il film omonimo (Hangyaboly, in italiano Le Monache) di Zoltán Fábri.
La Kaffka scrisse anche cinque libri di poesie dal 1903 al 1918 e numerosi racconti raccolti in volumi. Da segnalare, inoltre, i notevoli contributi da lei dati anche alla letteratura per ragazzi, che a quei tempi era trascurata, e la sua opera pubblicistica dell’Ungheria.

Pubblicazioni in Italia: Colori e anni (Maretti, 1982 - trad. Marinella D'Alessandro) Rist. nel 2011 a cura di La Tartaruga, Milano, Destino di donna(Gaffi, 2006 - trad. Roberto Ruspanti), Il formicaio (La Tartaruga, 2010 -, trad. Laura Sgarioto).

Gyula Krúdy (1878-1933), scrittore e pubblicista ungherese.
Krúdy pubblicò il primo racconto a 14 anni, cui seguirono numerose novelle e romanzi, articoli di giornale. Terminati gli studi liceali, nel 1896 lo scrittore si trasferì a Budapest per intraprendere la carriera letteraria. Era stato il massimo cantore della Belle Epoque budapestina. Fama, avventure, dolce vita. Márai, più giovane, lo considerava un tale maestro di stile che lo risuscitò in un romanzo (v. Sándor Márai: Sinbad torna a casa).
Due matrimoni, numerose amanti, svariati duelli, corse di cavalli e gioco d’azzardo caratterizzarono la sua vita. La sua attività di scrittore gli fruttò anche grandi somme che Krúdy spendeva con la stessa rapidità e facilità con cui le guadagnava. Viaggiò molto pur senza mai superare i confini dell'Impero. La sconfitta della Prima guerra mondiale costituì la fine del mondo in cui era nato e cresciuto, che continuò a sopravvivere nelle sue opere ancora per qualche anno, prima di cedere il passo ad una visione più pessimista e disillusa. La sua prosa si contraddistingue per un fine lirismo e una forte vena onirica che è ben visibile nel tema del doppio, così come nel relativismo del tempo; elementi questi che collocano la sua opera in un mondo immaginario che alla realtà è debitrice solo per gli spunti da cui trae origine. A seguito di un ictus, Krúdy morì in miseria, pieno di debiti, nel 1933.

Tra le sue pubblicazioni in Italia si ricordano: Via della Mano d’oro (La Rosa, 1982 – trad. Giampiero Cavaglia), La carrozza cremisi (Marietti, 1983), Sinbad. Treni, slitte e tappeti volanti (Biblioteca del vascello, 1993 - trad. Marinella d'Alessandro), Girasole (Rizzoli, 2009 – trad. Antonio D. Sciacovelli, pref. Giorgio Pressburger), Il giorno delle donne (Cavallo di Ferro, 2010 – trad. Alessandra Olivieri Sangiacomo) , Le avventure di Sinbad (Elliot, 2012 – trad. Vera Gheno)