
Il 25 febbraio del 1930 nasceva Imre Gyöngyössy (1930-1994), regista, poeta, scrittore, drammaturgo ungherese.
Realismo magico, simbiosi tra visione e realtà, immagini poetiche ed espressive hanno trasmesso per più di tre decenni il messaggio di Imre Gyöngyössy sui perseguitati della storia, su quegli eroi anonimi che si sono opposti alla violenza con la loro energia interiore e la loro tenuta morale. Quella di farsi fraternamente carico del destino degli esiliati e degli apolidi in balìa del potere e di lotte fratricide, strappati all'affetto dei loro cari, è una scelta che lo ha accompagnato per tutta la sua vita.
Imre Gyöngyössy nacque a Pécs il 25 febbraio del 1930. Passò l’infanzia a Értény, un paesino sito nella regione Tolna. Conseguì i suoi studi presso il Liceo Benedettino di Pannonhalma. È qui che imparò l’italiano alla perfezione, lesse Dante e Petrarca e scrisse le sue prime poesie. Il patrimonio spirituale e culturale dell’Italia lo accompagnò per tutta la vita. Nel 1951, come studente universitario presso il Dipartimento d’Italianistica, venne arrestato, accusato di cospirazione e condannato a tre anni di carcere, tramite un processo farsa. Nelle prigioni politiche di stampo stalinista scrisse le proprie poesie “a memoria”, senza carta e matita.
”Fui a un passo dalla forca. Guardai in faccia la morte mia e quella dei miei amici. Lo stato nudo dell'esistenza umana, la totale sottomissione e la vicinanza della vita e della morte impressero in me quell'impegno artistico che tuttora non mi permette di occuparmi solo dei dispiaceri e dei piaceri quotidiani. Imparai cosa vuol dire aver bisogno l'uno dell'altro, l'amicizia, il sacrificio e la forza della fede nel domani.”
Nel 1954 venne scarcerato per gravi motivi di salute. Rientrò a Budapest con falsi documenti e si mise a scrivere drammi e poesie. Nella primavera del 1956 venne ammesso all’Accademia del Teatro e del Cinema, dove si diplomò nel 1961 in sceneggiatura e regia cinematografica. Fu autore di numerose sceneggiature per registi e membro fondatore dello Studio Balázs Béla. Con il suo primo film d’autore, Domenica delle palme (1968), di ispirazione biblica e dal tono balladistico, raggiunse la fama internazionale. La critica cinematografica internazionale lo definì il Pasolini ungherese.
Nel suo secondo film, Sei nudo (1972), affrontò per la prima volta le problematiche drammatiche tutt’oggi irrisolte delle minoranze, confrontandosi con la sorte dei rom ungheresi. Dopo i film "I ragazzi transformati in cervi" (1973) e "L’attesa" (1975), ricchi di simboli e associazioni visive poetiche, realizzò il documentario "Due decisioni" (1977, per la prima volta in co-regia con Barna Kabay), con cui ottenne una serie di premi internazionali.
Nonostante i film di Gyöngyössy fossero stati presentati con grande successo nell’ambito di varie retrospettive d’oltre confine, tra cui a Roma, Parigi, New York e Chicago, in Ungheria egli per via del suo passato in carcere rimase nel mirino dell’ÁVH (Polizia segreta ungherese dal 1945 al 1956) e una schiera di agenti lo sorvegliava e lo ostacolava nel suo lavoro.
Nel 1980, dopo essere stato il primo regista straniero insignito del grado d’oro del Premio Grimme in Germania, accettò l’incarico offertogli dalla ZDF (Televisione tedesca). Dunque realizzò in coproduzione tedesca-ungherese il film "La rivolta di Giobbe" (1982), in cui due coniugi contadini ebrei, fronteggiando la violenza, sconfiggono la storia con “forza biblica”. Il film riscosse un successo travolgente a livello internazionale e nel 1983 fu nominato anche per l’Oscar nella categoria dei cinque migliori film stranieri.
Insieme ai colleghi Barna Kabay e Katalin Petényi, Gyöngyössy diede vita anche ad uno studio-atelier cinematografico a Starnberg, nei pressi di Monaco di Baviera, il cui intento era la mediazione e il dialogo tra l’Est e l’Occidente. In tale contesto vennero realizzati numerosi lungometraggi e documentari sulla vita, la morte, i valori morali, ispirati al vissuto storico degli stessi autori.
Le "Poesie scelte" di Gyöngyössy vennero pubblicate in italiano, a Roma, nel 1983, a cura di Giacomo Gambetti. Finché egli era in vita non vide alcuna pubblicazione in ungherese delle stesse. Il suo operato venne bruscamente interrotto il 1° maggio del 1994 dalla sua scomparsa.
Nel settembre del 2021 l'Accademia d'Ungheria in collaborazione con Projekt Film e Nuovo Cinema Aquila, Roma ha ricordato Gyöngyössy con una retrospettiva a lui dedicata nonché con la presentazione del suo volume di poesie "Stigma" (2021, Napkiadó).