Siamo lieti di poter condividere con Voi il benvenuto della nostra nuova direttrice, la Dott. ssa Krisztina Lantos.
Creare una dimora a Roma
"Intervenire il giorno dell’anniversario di nascita di Tibor Gerevich, fondatore nonché primo direttore dell'Accademia d’Ungheria in Roma, è un onore, ma allo stesso tempo anche un atto di responsabilità e coraggio.
La nostra presenza a Roma in veste di rappresentanti della cultura ungherese risale a circa 100 anni fa, ovvero all’anno 1927. Una presenza che affonda le proprie radici appunto nelle tradizioni e nella visione artistica di Gerevich che è stato un artista nel vero senso della parola. Un artista abile nel riuscire a fondare qui una Scuola (la cosiddetta Scuola romana degli artisti ungheresi); un vero rappresentante della cultura; autorevole, testardo, tenace, dedito, coraggioso e protettivo.
Secondo Gerevich i borsisti ungheresi giunti a Roma restarono impressionati sia dal milieu elevato della Roma antica, sia dalla “freschezza” della Roma moderna nonché dalla dinamica rinascita dell’arte italiana moderna. L’Accademia d’Ungheria in Roma divenne simbolo della cooperazione culturale e politica italo-ungherese.
Oggi, alla vigilia del nostro Centenario, in quanto prima direttrice donna di questa Accademia, vorrei attingere alle risorse del nostro passato: dare maggior spazio e opportunità ai borsisti ungheresi, aprire le porte a italiani e ungheresi, trovare dei punti di connessione, poiché credo che ci siano molte più cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono.
Siamo ben felici di poter accogliere tutti coloro che intendono avviare dei progetti italo-ungheresi, costruire una comunità italo-ungherese. Le porte della nostra Accademia restano aperte sia a loro sia al pubblico. Io ed i miei illustri colleghi, siamo al servizio della cultura ungherese e dell’amicizia tra i nostri due Paesi. Avvalendomi del sogno ereditato da Tibor Gerevich: amiamo la nostra cultura con caparbietà, perseveranza, impegno, coraggio, fede e passione e creiamo una dimora per essa qui presso Palazzo Falconieri." Dott.ssa Krisztina Lantos
Cogliamo inoltre l'occasione per proporre alla vostra attenzione due interviste rilasciate dalla stessa direttrice.
- l'intervista a cura della giornalista Júlia Sárközy trasmessa in data 19 maggio 2024 nel Tg della Televisone Ungherese di Stato. Per la versione originale cliccare qui.
- l'intervista a cura della giornalista Dalma Jánosi pubblicata in data 5 giugno 2024 sul quotidiano ungherese "Magyar Nemzet". Per la versione originale cliccare qui. Per la traduzione italiana, leggi in seguito:
Con talento, fede e passione
Krisztina Lantos ha assunto la direzione dell’Accademia d’Ungheria in Roma lo scorso aprile. La manager culturale laureata in legge ed economia, finora si è occupata della gestione dei talenti, del programma di borse di studio “Stipendium Peregrinum”, tra l’altro unico nel suo genere al mondo, e intende indubbiamente mettere in mostra a Roma lo spirito e il talento degli ungheresi.
In che modo si collega la sua precedente esperienza alla direzione dell’Accademia d’Ungheria in Roma?
- Il ministro della Cultura e dell’Innovazione, János Csák, in seguito alla formazione del governo, ha espresso chiaramente quali siano la missione e il concetto della promozione all’estero dei risultati ottenuti dagli ungheresi. Dunque il nostro obiettivo è una promozione culturale intesa a mettere in risalto la peculiarità e l’indole ungherese, quale caratteristica che ci permette di raggiungere tali risultati. Egli ha inoltre ribadito l’importanza di ricordare chi siamo, cosa abbiamo ottenuto finora, quali sono i nostri valori straordinari a livello mondiale. Il Ministro ci ha invitato a sognare in grande. Io personalmente sono giunta a Roma con tale missione, con l’intento appunto di portare in Italia la creatività, l'innovazione ungherese e una visione ungherese unica nel suo genere che appunto ci distingue. In tutto ciò vorrei incorporare l'esperienza che mi sono portata dal mondo delle multinazionali. Ragionare in termini di strategia, a lungo termine, e non solo in termini di singoli eventi.
Quale strategia intende dunque seguire?
- Al mio arrivo a Roma, ho incominciato il mio lavoro con workshop di visioning e gestione strategica. Abbiamo valutato insieme ai miei colleghi tutto ciò che intendiamo attuare e rappresentare nei prossimi quattro anni a venire. Credo che non debba essere per forza la personalità del direttore di un istituto a definirne il carattere, bensì una squadra, che personalmente prediligo. Forse in tutto questo c’entra anche il fatto che io sia la prima direttrice donna di questa Accademia. Questa non è solo una grande opportunità, bensì anche una grande sfida. Ho deciso insieme ai miei colleghi di voler creare un visioning che permette di mettere in risalto la nostra peculiarità ungherese nonché la stessa Ungheria, in questa corrente visibilmente fluttuante della scienza e cultura.
In che modo intende fare arrivare tale messaggio al pubblico italiano?
- Avvalendoci delle relazioni italo-ungheresi. Credo che due nazioni possano relazionarsi bene solo quando capiscono e comprendono del tutto il messaggio espresso da ciascuna delle parti. Il nostro obiettivo è presentarci possibilmente sempre in un contesto italo-ungherese. Negli ultimi due mesi abbiamo cercato di organizzarci in modo tale che la presenza di un artista ungherese venisse sempre avvalorata da una controparte italiana. Recentemente, abbiamo avuto poi l’onore di ospitare un artista dell'Accademia di Musica Liszt Ferenc che ha avuto l'opportunità di esibirsi in varie sedi. Con il Conservatorio di musica di Santa Cecilia a Roma ad esempio vantiamo un’ottima collaborazione. I docenti ungheresi che giungono a Roma dall'Accademia di Musica di Budapest difatti hanno la possibilità di esibirsi anche al Conservatorio di musica di Santa Cecilia, davanti a un folto pubblico. Tutto questo è una grande esperienza per noi. Quando giunge da noi da Budapest un allievo dell’Accademia, cerchiamo di fare in modo che il suo soggiorno non si limiti solo ad un’esibizione in concerto bensì possa avere l'opportunità di costruire delle relazioni da poter utilizzare nella sua futura carriera.
È mai successo prima?
- Quest’anno la data della manifestazione intitolata Night of Organs ha coinciso fortunatamente con quella della Notte dei Musei italiana. In tale occasione due artisti ungheresi, Áron Dóbisz e János Bence Somodai, hanno tenuto un meraviglioso concerto presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, seguito da un altro concerto presso la Chiesa del Gesù e infine una masterclass al Conservatorio di Santa Cecilia. Áron Dóbisz ha addirittura suonato l'accordo finale della Santa Messa di Pentecoste di Papa Francesco. Gli stessi due musicisti si sono esibiti tra l’altro anche presso la nostra Accademia nell’ambito della Notte dei Musei. Sono stati incredibili, hanno “percorso” una vera maratona, esibendosi in cinque luoghi nell’arco di pochi giorni. Il concerto da loro tenuto nella Chiesa del Gesù ha avuto talmente tanto successo che il rettore della stessa Chiesa ha detto che d'ora in poi la Chiesa dei Gesuiti sarà anche la casa degli ungheresi. Abbiamo potuto difatti constatare che portando la massima qualità, Roma ci accoglierà, nonostante si tratti di una città che vanta di una concorrenza culturale unica nel mondo.
Qual è secondo Lei il ruolo della cultura oggi?
- Sono del parere che per cultura si intenda tutto ciò che siamo come individui e come comunità. Intendo i nostri valori, il nostro passato, presente e anche il nostro futuro. Se ci prendiamo cura della nostra cultura e conosciamo i nostri valori e non ci allontaniamo da essi, ma manteniamo intatte le nostre fondamenta lungo il nostro sviluppo in questo periodo caratterizzato da un costante cambiamento, tutto ciò ci garantirà la sopravvivenza. Il modo in cui Santo Stefano ha ripreso la fede cattolica, o il modo in cui crediamo nella nostra famiglia, nei dieci comandamenti, nonostante la deriva del mondo. Credo che la cultura abbia un ruolo fondamentale in tutto questo. Attraverso la leggerezza e diversità della cultura possiamo rafforzarci e trasmettere un messaggio alle generazioni future. Nella cultura possiamo incorporare la nostra fede, la nostra passione, le nostre tradizioni e la nostra visione creativa e innovativa del futuro. Per me gli artisti sono fantastici, perché sono in grado di prevedere il futuro, anche se a volte le loro paure o convinzioni vengono espresse in musica in modo magari meno chiaro e più astratto. Tuttavia sono gli stessi musicisti a farci riflettere e ad aiutarci a condurre una vita oltre i nostri limiti e schemi. Credo molto nella visione, nelle persone che hanno una visione, una filosofia. È stato così per Tibor Gerevich, fondatore della nostra Accademia per conto di Kunó Klebelsberg quasi cento anni fa, e credo che ora stiamo affrontando un compito simile, stavolta per conto di János Csák, e sono convinta che saremo in grado di portarlo a termine.
Avete previsto degli eventi intesi a rafforzare la comunità ungherese locale?
- Sì, ci saranno varie opportunità e ci stiamo preparando consapevolmente per costruire una comunità. Abbiamo iniziato ad elaborare degli eventi specifici per giovani ed anziani, in modo che ognuno possa trovare la propria collocazione in cui si sente più a suo agio. Personalmente, preferisco pensare e lavorare sempre in squadra, e anche in questo mio incarico cerco di circondarmi sia di ungheresi che di italiani, e vorrei che tale mio intento di convivenza venga espresso esplicitamente nei nostri eventi. Sono solita dire a tutti che Palazzo Falconieri è la dimora degli ungheresi. Quando qualcuno ci viene a trovare, gli mostriamo l’edificio, apriamo sempre le nostre porte. Chiunque può bussare alla nostra porta, può venire a trovarci, italiani come ungheresi. Chiunque voglia costruire una comunità e abbia un’idea, può venire a chiederci di ospitare il progetto. Attualmente tra le mura di Palazzo Falconieri è attiva anche una scuola ungherese per bambini nel fine settimana e mi auguro presto sorgano altre comunità.
Quali sono i vostri punti cardinali?
- Credo sia molto importante dedicare sempre spazio alla famiglia, ai risultati ottenuti dagli ungheresi, all’innovazione, alle eccellenze o ai “nostri campioni”, coloro che hanno dato un contributo fondamentale nel mondo. Allo stesso tempo non dobbiamo dimenticarci delle nostre radici dell'Europa centro- orientale, poiché il nostro spirito e passato comune possono fungere da bussola. È importante poter condividere con gli europei occidentali le esperienze che noi abbiamo vissuto e loro no. Personalmente, data la mia età ho vissuto molte cose nel socialismo. Potrebbe valere la pena di parlare anche di questo, perché loro ragionano nei termini di un ideale che noi abbiamo effettivamente sperimentato per cui consideriamo “meno ideale”. È importante parlare del nostro passato come ebraico-cristiano, poiché sono principi secondo cui viviamo e su cui costruiamo il nostro futuro.
Avete in programma una collaborazione con la Santa Sede in occasione del Giubileo?
- Certamente, l'Anno Santo 2025 offre un’opportunità che nessuna istituzione può perdersi. Noto che c'è una grande competizione tra i vari Paesi, tutti fanno la fila per organizzare un evento congiunto con il Vaticano. Abbiamo avuto un incontro molto importante con l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, nel corso del quale abbiamo proposto un programma molto interessante per l'Anno giubilare. Il progetto è ancora in attesa di essere approvato, attendiamo dunque con emozione e grande entusiasmo l’esito. A Roma, la Santa Sede ha un ruolo molto importante per cui abbiamo intenzione di organizzare dei concerti in comune e partecipare agli eventi dell’Anno Santo con il maggior numero possibile di artisti ungheresi. Vorremmo organizzare una serie di concerti in cui le diverse musiche liturgiche della Chiesa possano essere ascoltate nelle chiese di Roma, in cui oltre all’ascolto della musica, si possa parlare anche dell’impegno svolto dall’Ungheria nel sostenere le comunità cristiane, e vorremmo portare qualche evento speciale che faccia sì che la creatività ungherese venga celebrata negli anni a venire.