Brassai - maestro della fotografia

«Per me la fotografia deve suggerire, non insistere o spiegare». (Brassaï)

L'8 luglio ricordiamo Brassai, pseudonimo di Gyula Halász (1899-1984), celebre fotografo ungherese naturalizzato francese di cui ricorre l’anniversario della morte, Brassaï nasce nel 1899 a Brassó, una cittadina della Transilvania − oggi in Romania, ma allora nel territorio ungherese. Ancora molto piccolo, si trasferisce con la famiglia a Parigi, dove torna definitivamente anni dopo, nel 1924, dopo aver servito nella cavalleria dell’impero austro-ungarico e aver studiato arte a Berlino.    Nella capitale francese frequenta l’arrondissement di Montparnasse, sulla rive gauche della Senna, stringe importanti legami di amicizia con il celebre poeta francese Jacques Prévert e lo scrittore statunitense Henry Miller (Tropico del Cancro) e instaura importanti collaborazioni con Pablo Picasso.

Diventa, poi, corrispondente estero per giornali ungheresi e rumeni e mentre è alla ricerca di storie si rende conto che il mezzo da privilegiare per rappresentare la realtà è la fotografia, verso la quale fino ad allora era completamente disinteressato: sarà, infatti, grazie a Andre Kertész che avverrà questa conversione. Si innamora quindi della notte nelle vie di Parigi cui dedica il suo primo libro fotografico, Paris de nuit, uscito nel 1933. L’opera ha tantissimo successo e la sua capacità rappresentativa porta Miller a soprannominarlo «l’occhio di Parigi».

L’inusuale Ville Lumière che l’ungherese rappresenta è colta spesso con atmosfere insolite, complice il filtraggio delle luci artificiali e della nebbia. I soggetti privilegiati dei suoi scatti diventano anonimi passanti, prostitute, perditempo. La «bellezza del sinistro», di cui parla Prévert, si impone nei suoi lavori, resa magica da atmosfere notturne e sagome scontornate dai fari.

L’opera di Brassaï, però, non si limita alla sola rappresentazione notturna della capitale; molti sono, infatti, gli scatti che documentano la convulsa attività diurna della città. Spariscono le energie misteriose, ma resta l’attenzione per i dettagli della realtà, come dimostra la realizzazione di una serie di fotografie ai graffiti sui muri cittadini, partita dal 1929. Nonostante i filtri surrealisti, quella di Brassaï è una rappresentazione puntuale di Parigi non tanto nella concretezza, quanto nei sentimenti e nello spirito.

Importante per la carriera di Brassaï è anche il connubio artistico avuto con Pablo Picasso, il quale gli chiese di fotografare alcune sue sculture inedite per pubblicarle sulla rivista Le Minotaure. Le loro esperienze artistiche si legano e i due scoprono di avere punti di interesse comuni, come ad esempio il circo.

Brassaï nel 1974 è insignito del titolo di Cavaliere delle arti e delle lettere e di Cavaliere della Legion d’onore nel 1976. Nel 1978 vince il Premio internazionale di fotografia a Parigi. Muore l’8 luglio 1984 a Èze, nelle Alpi marittime, e viene sepolto al cimitero di Montparnasse di Parigi. La sua instancabile ricerca di sensazioni e ambienti ha prodotto un affascinante portfolio di atmosfere parigine.

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