Péter Esterházy

Il 14 aprile 2021 avrebbe compiuto 71 anni Péter Esterházy (1950-2016), discendente da una delle più nobili e antiche famiglie aristocratiche ungheresi, autore di numerosi romanzi: in Italia Garzanti ha pubblicato I verbi ausiliari del cuore (1988 trad. Marinella D'Alessandro), Il libro di Hrabal (1991 trad. Marinella D’Alessandro), La costruzione del nulla (1992 trad. Marinella D’Alessandro) e Lo sguardo della contessa Hahn-Hahn (1995 trad. Mariarosaria Sciglitano); ma è con Harmonia Cælestis (Feltrinelli, 2003 trad. Giorgio Pressburger e Antonio Sciacovelli) che ha riscosso un grandissimo successo internazionale. Con quest’opera ha vinto il Premio ungherese per la Letteratura e il Premio Sándor Márai nel 2001, il Premio Grinzane per la narrativa straniera nel 2004 e il Premio speciale della giuria Città di Bari nel 2006. Esterházy ha anche vinto il Premio per la pace dei librai tedeschi nel 2004 e il Premio letterario internazionale Pablo Neruda nel 2006. Feltrinelli ha pubblicato in seguito L’edizione corretta di Harmonia Cælestis  (2005 trad. Marinella D’Alessandro), Una donna (2008 trad.Marzia Sar, rev. Giorgio Pressburger), Non c’è arte (2012 a cura di Giorgio Pressburger, trad. Mariarosaria Sciglitano) e Esti (2017 trad. Giorgio Pressburger).

”Péter Esterházy, lo scrittore ungherese beniamino dei lettori di mezzo mondo è morto ieri all’età di sessantasei anni. Attraverso la sua opera letteraria e la sua stessa persona la narrativa ungherese in questi ultimi decenni è diventata popolare e si può dire anche è stata amata. La schiera di scrittori ungheresi, non di quelli «commerciali» come è accaduto negli anni Trenta e Quaranta ma di quelli che hanno da dire qualcosa di importante, propone nuove forme, nuovi stili, nuovo senso artistico per la letteratura. Péter Esterházy nonostante il suo pessimismo, anzi cinismo di fondo è come scrittore tutto sommato consolatorio. Dopo aver letto qualcuno dei suoi libri, e soprattutto il romanzo Harmonia Caelestis si prova una forma di allegria e di simpatia per la vita e per l’umanità; è questo che gli dà anche, come persona, simpatia e benevolenza. Il suo umorismo rassomiglia un po’ a quello di James Joyce, solo che Esterházy è più facilmente comprensibile e godibile..”

”Era un uomo coltissimo e curioso, desideroso di allargare sempre di più il suo sapere, la conoscenza, l’informazione su tutto. In Ungheria era diventato una sorta di capoclan con una grande quantità di seguaci e di amici intorno. Una particolare amicizia lo legava a Imre Kertész, lo scrittore ungherese premio Nobel per la letteratura nel 2002. Si incontravano spesso viaggiavano insieme, partecipavamo a congressi moderni, non accademici, non «chiusi»”. (Giorgio Pressburger su Corriere della Sera)