Omaggio a Yona Friedman /János Antal Friedman

null

Il 5 giugno del 1923 nasceva Yona Friedman / János Antal Friedman (1923-2020), l’architetto, teorico, saggista e artista ungherese, naturalizzato francese.                Diviene celebre fra la fine degli anni cinquanta e i primi sessanta, cioè nella cosiddetta “Età della megastruttura”. Ha attraversato quasi un secolo nel segno della sperimentazione e dell’intreccio fra le discipline. Tra le sue opere più note, il volume “utopie realizzabili” scritto nel 1974; in Abruzzo ha realizzato l’installazione site-specific “No man’s land”/Terra di nessuno con Jean-Baptiste Decavèle.

 

Friedman nasce a Budapest in una famiglia di media borghesia ebraica. Frequenta la facoltà di architettura e le lezioni pubbliche di Károly Kerényi. Sfuggito ai rastrellamenti nazisti vive per circa un decennio in Israele prima di trasferirsi stabilmente a Parigi nel 1957. Nel 1956, al X Congresso Internazionale di Architettura Moderna di Dubrovnik, Friedman espone il suo “Manifeste de l'architecture mobile” ovvero un'architettura capace di comprendere le continue trasformazioni che caratterizzano la “mobilità sociale” e basata su “infrastrutture” che prevedono abitazioni e norme urbanistiche passibili di essere create e ricreate secondo le esigenze degli abitanti e dei residenti. Nel 1958 fonda il Groupe d'études de architecture mobile (GEAM). Nel 1963 sviluppa l'idea di città-ponte e partecipa attivamente al clima culturale dell'architettura degli anni '60, insegnando inoltre presso numerose università americane. Nel decennio successivo lavora intensamente per le Nazioni Unite e l'Unesco, attraverso la diffusione di alcuni manuali di auto-costruzione nei Paesi africani, sudamericani e in India. Nonostante la perenne etichetta di utopista, Friedman ha dichiarato: “Ho sempre cercato, negli studi architettonici, di elaborare progetti che fossero realizzabili”.

Friedman è inoltre autore di libri che trattano di argomento tecnico (Per una architettura scientifica, Officina 1975), sociologico (L'architecture du survie, L'éclat 2003) ed epistemologico (L'univers erratique, Puf 1994). Il libro che però meglio rappresenta la tensione etica e civile di Friedman è forse Utopie realizzabili, pubblicato in Francia nel 1975 e pubblicato anche in italiano (Quodlibet 2003) nel quale è sviluppata un'idea di ristrutturazione della società in senso compiutamente democratico, volta a fuggire ogni elitarismo, attraverso la teoria del gruppo critico. Il libro è anche una feroce critica al mito della comunicazione globale.

Fonte: Treccani, Wikipedia, doppiozero.com