
Il 23 giugno ricorre l'anniversario di nascita di József Nepp (1934-2017), regista d’animazione, sceneggiatore, scenografo, compositore ungherese.
Dopo la laurea presso l’Accademia d’arti applicate di Budapest, dal 1957 collabora con la Pannónia Filmstúdió prima come scenografo poi dal 1961 come regista fino agli anni ’90. Diviene popolare con la serie di cartone animato breve “Gusztáv” /Gustavo , di cui è stato ideatore insieme a Marcell Jankovics e Attila Dargay. Negli anni ’80 inizia la sceneggiatura del cartone animato “Macskafogó”, originariamente progettato per una clip jazz. Tra il 1961 -2003 ha diretto una trentina di cartoni d’animazione. Tra i suoi lavori più noti oltre a Gusztáv, ricordiamo le serie televisive ”Mézga család/ La famiglia Mezil”, ”Kérem a következőt!” È altrettanto nota l’attività da sceneggiatore e scenografo di Nepp, egli infatti ha scritto la sceneggiatura di una trentina di corti e cartoni d’animazione tra cui ”Szaffi” (Attila Dargay), Lúdas Matyi (József Romhányi, Attila Dargay). Lili a veréb (József Gémes).
Oggi lo ricordiamo con un episodio del popolarissimo cartone animato Gustavo.
"Gusztáv" è una serie realizzata dalla Pannonia Film Studio in 120 episodi tra il 1964 e il 1977 (a cura di Marcell Jankovics, Attila Dargay, József Nepp). Si trattava di brevissime storie (durata media 6-7 minuti) incentrate sulle disavventure spesso paradossali o surreali di un uomo perseguitato dalla sua mediocrità e dalla sfiga, Gustavo appunto, una figura che assomigliava moltissimo ai vari Fracchia e Fantozzi di Paolo Villaggio. Una caratteristica particolarmente esilarante era la lingua incomprensibile, ma lo stesso incredibilmente espressiva parlata da lui e dagli altri personaggi. Divertentissima era anche la sigla, una sorta di improbabile “swing” composto da un tale dal nome indimenticabile, Zsolt Pethő. Negli anni in cui fu prodotta, la serie di “Gustavo” fu diffusa in tutto il mondo, perfino negli Usa, ed è ancora oggi considerata una pietra miliare nella storia dell’animazione. In Italia venne pluritrasmessa dalla Rai in bianco e nero nei primi anni Settanta.