Omaggio a Ferenc Herczeg

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Il 22 settembre del 1863 nasceva Ferenc Herczeg (1863-1954), scrittore, giornalista, drammaturgo ungherese.

Pubblicò i suoi primi racconti a Budapest dopo aver compiuto gli studi di giurisprudenza. Autore fecondissimo, ottenne una vasta popolarità e per mezzo secolo esercitò un determinante influsso sulla borghesia colta grazie anche alla diffusione e all'importanza del quindicinale letterario “Új idők”/Tempi nuovi, da lui fondato (1894) e diretto. Ottenne le prime affermazioni con il romanzo “In alto e in basso”(1890) e il dramma “La figlia del nababbo di Dolova”(1893), ma la sua fama è legata soprattutto ai drammi storici:“Il brigadiere Ocskay”(1901), storia di un tradimento contro l'insurrezione di Rákóczi; “Bisanzio”(1904), opera chiave che prefigura la caduta della monarchia austro-ungarica;”Il ponte”(1925), che assurge a simbolo del dualismo nazionale nell'antagonismo tra il conservatore Széchenyi e il fautore dell'indipendenza Kossuth. Sottile interprete dei problemi nazionali di fronte al crollo della prima guerra mondiale, penetrante disegnatore di costumi del mondo borghese (erede in questo di Kálmán Mikszáth) e della nobiltà contadina, arguto e fresco umorista emerse in tutti i generi. Sono da ricordare, tra le molte sue opere, romanzi come “Le ragazze Gyurkovics”(1893), “I pagani”(1902),”I sette svevi”(1916),”La porta della vita”(1919),”Pro libertate”(1936),”La casa gotica”(1939) e commedie come ”La volpe azzurra”(1917), ”Teatro di scimmie”(1926) e gli atti unici ”Violante davanti ai giudici” e “Due uomini nella miniera”(1924).

Herczeg tra il 1917 e il 1966 ebbe numerose pubblicazioni in Italia, per merito in particolare della traduzione di Silvino Gigante, Ignazio Balla, Alfredo Jeri, Franco Vellani Dionisi.