Oggi, il 20 novembre avrebbe compiuto 86 anni Imre Makovecz (1935-2011), architetto ungherese premio Kossuth, esponente del movimento dell’architettura organica che si basa sulle teorie di Frank Loyd Wright, Bruce Goff, Herb Green, Alvar Aalto e soprattutto sulle idee antroposofiche di Rudolf Steiner.
Nasce a Budapest dove compie gli studi universitari laureandosi nel 1959 presso il Politecnico di Budapest. Durante l'esperienza nello studio statale di progettazione Szövterv, comincia ad avvicinarsi alle teorie antroposofiche elaborate da Rudolf Steiner che da quel periodo in poi divengono le linee guida di tutta la sua produzione architettonica e degli scritti teorici. Le posizioni critiche nei confronti del regime lo emarginano tanto che, nel 1977, viene allontanato dall'Istituto di Progettazione Statale Váti, dove collaborava dal 1971, e gli viene revocata la licenza di architetto. Trova in quel periodo la comprensione e l'appoggio del direttore dell'Organizzazione Forestale del comprensorio di Pilis che gli offre la possibilità di occuparsi delle strutture annesse al parco naturale: l'esperienza che matura in qualità di responsabile dell'ufficio di progettazione è fondamentale per lo sviluppo del suo linguaggio. Tra il 1978 e il 1980 pubblica, quasi clandestinamente, due diari: Napló e Napló II da lui manoscritti ed illustrati che contengono le considerazioni teoriche e le basi della sua filosofia architettonica. Il primo riconoscimento internazionale arriva nel 1981 quando è tra i principali protagonisti della mostra organizzata ad Helsinki dal titolo "Tradizione e Metafora - La nuova corrente dell'architettura ungherese": è la prima occasione di autentica visibilità per tutto il Movimento Organico ungherese. Nel 1984 fonda il collettivo di architettura Makona che diviene, in breve tempo, un punto di passaggio quasi obbligato per larghe schiere di giovani laureati che spesso, dopo una permanenza più o meno lunga in seno all'organizzazione, ne uscivano per fondare a loro volta altre forme di aggregazione professionale. Collaterale all'attività di progettista, ma non meno importante per la diffusione delle sue teorie, fu quella didattica: dalla fine degli anni sessanta fonda una sorta di scuola privata di Master, dopo due cicli organizza un campo estivo, presso Visegrád, che segna una tappa fondamentale per tutta l'esperienza organica ungherese, tra il 1971 e il 1982 e nel 1986 è docente nei corsi post laurea organizzati dall’Associazione degli architetti ungheresi. Dopo il cambiamento del regime arrivano per lui i primi incarichi di rilievo tra cui il padiglione ungherese all'Esposizione Universale di Siviglia del 1992. L'evoluzione del linguaggio di Makovecz, dagli esordi sino alle opere più recenti, consente di individuare una periodizzazione che permette di distinguere tre fasi: un primo periodo di sostanziale sperimentazione, un secondo di maturità dell'espressività organica ed un terzo, più recente, chiaramente post moderno. In Italia le sue opere sono state presentate in due occasioni: nell'ambito di una mostra sull'architettura organica ungherese alla Biennale di Venezia nel 1991 e con una personale tenutasi nel 1998 a Trieste. Nel 2010 presso l’Aula Magna dell’Università di Roma, La Sapienza gli è stato conferito la Laurea honoris causa in Architettura.