SPETTACOLO TEATRALE IN STREAMING
27 marzo 2021, ore 21.00
Zio Vanja di Anton Cechov, coprodotto con il prestigioso Teatro János Katona di Budapest. Regia: Kriszta Székely.
per accedere allo spettacolo : https://www.youtube.com/watch?v=4AKj1x9av-E
Dal Teatro Katona di Budapest, la giovane Kriszta Székely, astro nascente del teatro europeo, firma per lo Stabile la sua prima regia in Italia. Il capolavoro di Čechov è un monito all’uomo contemporaneo: grande cast con Paolo Pierobon, Ivano Marescotti, Ariella Reggio.
Zio Vanja è la tragedia delle occasioni mancate, delle aspirazioni deluse, dell’incapacità di essere felici. Racchiude l’essenza del teatro di Anton Čechov: il senso di fallimento. Tragicomici, frustrati, depressi, i suoi personaggi parlano molto ma non fanno niente per sfuggire alla loro condizione di perenne insoddisfazione: illudono se stessi e gli altri con mutue bugie, mentre i loro nervi pian piano si consumano nel soffocante calore estivo. A dirigere Zio Vanja è la regista ungherese Kriszta Székely, tra i migliori talenti della scena europea, che firma il suo primo spettacolo in Italia, prodotto dallo Stabile di Torino, una nuova e importante edizione del grande dramma cechoviano. Ricorda Székely che l’Ungheria, e soprattutto il Teatro Katona dal quale proviene, hanno una lunga tradizione di messe in scena delle opere di Čechov molto realistiche, psicologicamente sofisticate: «La desolata campagna russa, dove non succede niente, dove le persone si sfiancano, i sentimenti muoiono e dove pian piano tutto si scompone, per decenni ha funzionato come un parallelo della sensazione della vita depressa del blocco socialista dell’Europa dell’Est».
Da allora il mondo è cambiato e con esso i registri teatrali. La Székely ha abbandonato la ricerca del dramma psicologico e, reduce da un Platonov ineditamente chiassoso, ironico, pieno di un umorismo nero, allestisce con Zio Vanja una commedia che fa stringere il cuore, con i suoi personaggi animati da ideali, passioni e sentimenti, che non sono in grado di realizzare. In questo lasciar passare la vita senza esserne partecipi, la regista legge un monito per l’uomo contemporaneo: «Incapace di agire, mentre è assolutamente cosciente che il mondo che lo circonda sta cadendo a pezzi».