”Il pane perduto” (La nave di Teseo, 2021) di Edith Bruck tra i 12 libri candidati al Premio Strega 2021
Proposto da Furio Colombo
«L’ultimo libro di Edith Bruck (Il pane perduto, La nave di Teseo) unisce in un’unica grande opera ciò che l’autrice ha visto, vissuto, pensato e scritto: un’amorevole dolcezza prosciuga altri sentimenti (come l’odio legittimo per l’orrore e i carnefici), perché Edith è salva e tenuta in vita da un legame fortissimo, un misto di orgoglio e pietà affettuosa per chi, come lei, è stata spinta nella galleria dell’orrore. Nella visita sul fondo della memoria Edith ripercorre il miserabile inferno preparato meticolosamente dai suoi aguzzini (tornati come in un incubo), vittime di una solitudine che si nutre di morti.
Ma la vita è troppo forte e l’istinto, ancora bambino, di saltare avanti è troppo grande. E quando, nella realtà come in questo nitidissimo racconto, vita e morte, distruzione e futuro si spaccano, Edith è già saltata sul lastrone della vita. E qui il libro diventa un racconto che devi leggere fino all’ultima pagina, di storia, di vita, di amore.»
Edith Bruck nasce in una numerosa e poverissima famiglia ebrea che viveva a Tiszabercel (Tiszakarád), un piccolo villaggio ungherese ai confini dell’Ucraina.
Nel 1944 la sua famiglia, compresi i suoi genitori, i suoi due fratelli, e una delle sue sorelle, viene deportata ad Auschwitz. Edith e la sorella Elizabeth sopravvivono, passando da Auschwitz a Dachau, Christianstadt, e Bergen-Belsen, dove sono liberate dagli Alleati nel 1945. Rimasta così orfana dei genitori a soli 12 anni, Edith torna in Ungheria dove si riunisce al fratello Péter (anch’egli sopravvissuto) e alle altre loro sorelle. Insieme si trasferiscono in Cecoslovacchia. Dal 1954 si stabilisce in Italia dove conosce Montale, Ungaretti, Luzi e stringe amicizia con Primo Levi, che la sollecita a ricordare la Shoah.
Con l’opera ”Chi ti ama così” (Milan: Lerici, 1959), Bruck inizia la sua carriera di scrittrice e testimone dell’Olocausto. Nel 1962 pubblica il volume di racconti ”Andremo in città”, da cui il marito Nelo Risi trae l’omonimo film. È autrice di poesia e di romanzi come ”Le sacre nozze” (1969), ”Lettera alla madre” (1988), ”Nuda proprietà” (1993), ”Quanta stella c’è nel cielo” (2009), trasposto nel film di Roberto Faenza ”Anita B.”, e ancora ”Privato” (2010), ”La donna dal cappotto verde” (2012) e ”La rondine sul termosifone”, pubblicato nel 2017 dalla Nave di Teseo. Sempre dallo stesso editore viene pubblicato nel 2019 il volume ”Ti lascio dormire” una lunghissima, commovente lettera d’amore: dal giorno della perdita del marito Nelo Risi Nella lunga carriera ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. Tra gli altri, è traduttrice di Attila József e Miklós Radnóti. Ha sceneggiato e diretto tre film e svolto attività teatrale, televisiva e giornalistica.