72 anni fa venne a mancare Béla Balázs (1884-1949), pseudonimo di Hermann Bauer, scrittore, teorico del cinema e sceneggiatore ungherese.Figura di rilievo della cultura ungherese, dopo aver partecipato alla rivoluzione del 1919, fu costretto all'esilio (Austria, Germania, URSS) per ritornare in patria nel 1945. Ebbe una formazione filosofica (era stato allievo di Bergson e Simmel) e fu legato a Lukács da un lungo sodalizio. La sua concezione estetica è espressa in “Der Geist des Films” / Estetica del film (1930; trad. it. 1954), rielaborato in “Der Film Werden und Wesen einer neuen Kunst”/ Il film, evoluzione ed essenza di un’arte nuova (1949; trad. it. 1952). Considerato il film sonoro come una nuova e diversa forma d'arte rispetto al film muto, Balázs ha sviluppato la sua ricerca teorica principalmente attorno al rapporto film-spettatore, alle possibilità espressive del mezzo cinematografico, agli elementi compositivi del linguaggio filmico. Secondo lui, il film non è riproduzione passiva, fotografica, 'realistica' della realtà (come sostenuto da Siegfried Kracauer), ma attraverso l'inquadratura svela sotto specie di esperienza vissuta le forme esistenti della realtà. Anzi, grazie al montaggio, riesce a dare "consistenza a ciò che è invisibile" e stabilisce addirittura un contatto con l'inconscio dello spettatore. Balázs non fu solo un teorico ma, studioso di drammaturgia, si fece anche coinvolgere dal concreto lavoro cinematografico. Negli anni Venti aveva infatti scritto le sceneggiature di “Madame wünscht keine Kinder” / La signora non vuole bambini di Alexander Korda, “Eins + Eins = Drei” diretto da Felix Basch, “Die Abenteuer eines Zehnmarkscheins” di Bertolt Viertel, tutti del 1926, mentre nel 1929 aveva collaborato con il regista Alfred Abel alla sceneggiatura di “Narkose” (1929) e con Georg Wilhelm Pabst nel 1931 all'adattamento di “Die Dreigroschenoper” / L'opera da tre soldi, di Brecht; l'anno seguente aveva progettato e realizzato con Leni Riefenstahl “Das blaue Licht” / La bella maledetta, e tornato infine in Ungheria nel 1945, per Géza Radványi si occupò nel 1947 della sceneggiatura e dei dialoghi di “Valahol Európában” / Somewhere in Europe), film che risente profondamente della sua estetica del cinema. il cinema occupò per altro solo una parte delle sue molteplici attività. Scrisse drammi, romanzi, novelle, fiabe, raccolte di poesie, collaborò con la rivista Nyugat / Occidente, scrisse libretti per opere liriche (per Bartók: “Il principe di legno” e “Il castello del principe Barbablù”), testi per la radio, romanzi per ragazzi. Nella Germania di Weimar fu uno degli autori di Piscator e fondò e diresse un gruppo teatrale agit-prop.
Pubblicazioni in Italia:
- Béla Balázs. Estetica del film (Edizioni di Cultura Sociale, 1954) Rist. 1975 (Ed.riuniti)
- Béla Balázs. Il film evoluzione ed essenza di un’arte nuova (Einaudi, 1952, Rist. 1955, 1964, 1975, 1979, 1987, 2002)
- Béla Balázs. Il film (Einaudi 2002 – trad. F. Di. Giammatteo, G. Di Giammatteo)
- Il Castello del principe Barbablù (A kékszakállú herceg vára), opera di Béla Bartók, libretto di Balázs Béla, trad. Cristiano Chiarot, Milano, Carisch S.A, 1954, p. 28.
- Il libro delle meraviglie (Csodálatosságok könyve), trad. e a cura di Marinella D’Alessandro, Roma, Editore e/o, 1984, Rist. 1989, p.132.
- Il libro delle meraviglie (Csodálatosságok könyve), trad. Marinella D’Alessandro, Firenze, Giunti, 1994, (Narrativa per la scuola media), p.159.
- L’uomo visibile (A látható ember), trad. Massimo Locatelli, pref. Bruno De Marchi, Milano, Euresis, 1998, (EuresisMateriali), p.169
- L’uomo visibile (A látható ember), trad. Sara Terpin, a cura di Leonardo Quaresima, Torino, Lindau, 2008, (Saggi), p.406. Con un’appendice sulla ricezione critica e un’antologia di recensioni cinematografiche dell’autore.
Lo Studio Balázs Béla (BBS) nasce nel 1959 su iniziativa di giovani cineasti impegnati nel rinnovamento della cinematografia ungherese e viene istituzionalizzato nel 1961 nell’ambito di MAFILM, grazie al sostegno dei responsabili delle politiche culturali del consolidamento post '56. Negli anni '70, il BBS, oltre ai giovani cineasti diplomati all'Accademia del Teatro e del Cinema ungherese (István Gaál, Márk Novák, Sándor Sára, János Tóth, Ferenc Kardos, István Szabó, Zoltán Huszárik, Judit Elek), inizia ad aprire le sue porte anche agli "outsider" di vari settori, artisti, scrittori e sociologi (Péter Dobai, Dóra Maurer, Ákos Birkás, Tibor Hajas, Zoltán Jeney, Gábor Bódy, Miklós Erdélyi) – il cui lavoro varia da documentari a film socialmente critici (che affrontano il comunismo-gulash, il trattamento delle minoranze etniche ecc.). Lo Studio diviene luogo di dibattiti appassionanti, una specie di laboratorio progressivo e, negli anni '80, rompendo con l'atteggiamento avanguardista, diviene uno spazio libero di "dissidenza istituzionale" caratteristica dell'epoca e un importante seminario di videoarte ungherese che, documentando il processo di democratizzazione, contribuisce sostanzialmente alla decostruzione dello stato socialista in Ungheria. A partire dal gennaio 1990 lo Studio contina le sue attività come fondazione/archivio. La Fondazione Balázs Béla Studio firma la sua ultima produzione nel 2005 e cessa di esistere nel 2010. Il BBS durante la sua attività ha prodotto 511 film di 271 registi. (Foto: Balázs Béla Stúdió, Nemzeti Filmintézet – Filmarchívum)